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Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla…
(tratto da I limoni di Eugenio Montale – Ossi di seppia 1925)
E’ una passione quella della poesia, un istante della vita catturato da una melodia di parole. E forse è questa mia continua voglia di selvatichezza, di espressione libera da vincoli di forma e di battute, che mi trattiene dal tracimare in rime alternate, incrociate, baciate.
Solitamente preferisco la saggistica ma stanotte ho letto Neve di Maxence Fermine. La leggerezza di un Fiocco di Primavera mi avvolge nel suo manto di candore.
E poi tutta l’arte del funambolo della parola. “Scrivere è avanzare parola dopo parola su un filo di bellezza, il filo di una poesia, di un’opera, di una storia adagiata su carta di seta. Scrivere è avanzare passo dopo passo, pagina dopo pagina, sul cammino del libro. Il difficile non è elevarsi dal suolo e mantenersi in equilibrio sul filo del linguaggio, aiutato dal bilanciere della penna. Non è neppure andar dritto su una linea continua e talvolta interrotta da vertigini effimere quanto la cascata di una virgola o l’ostacolo di un punto. No, il difficile per il poeta è rimanere costantemente su quel filo che è la scrittura, vivere ogni ora della vita all’altezza del proprio sogno, non scendere mai, neppure per qualche istante, dalla corda dell’immaginazione. In verità, il difficile è diventare funambolo della parola”.
Un intimo momento mi sfiora in tutta la sua algida bellezza per poi farmi assaporare il calore estasiante di uno scorcio della mia vita in cui la clessidra del tempo si spostava su un piano parallelo. La mente è così. Un evento, una circostanza, un flash istantaneo, tutto accende un ricordo, malgrado tu lo lasci andare via senza voler sapere nulla. “Una linea retta interrotta da una virgola. Come il disegno di un funambolo su un filo di bellezza”.
Allora spengo tutto, immergendomi nelle acque del mio Sé. Ascolto la mia presenza: respiro, movimento, stasi. Ripercorro per un attimo il giorno appena trascorso: tra i più svariati istanti del vivere quotidiano anche la conversazione con una cara amica, il miagolio dei miei gatti, il silenzio della notte. Mi soffermo qualche minuto sul pensiero del tramonto che ho immortalato in maniera istintiva, senza correzioni di luci e colori. Il dipinto naturalista del paesaggio, visto dalla terrazza di un centro commerciale, è quello che mi è rimasto dentro. Non usa parole, soltanto radiosa poesia. “Il colore non è all’esterno. Esso è in noi. Solo la luce è fuori”.